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Le condizioni imposte dalla crisi

Nel corso del primo decennio degli anni duemila è cambiata radicalmente la geografia dell’industria mondiale.
L’affermarsi di nuovi produttori e di nuovi mercati ha modificato le traiettorie di sviluppo mutando completamente la mappa delle convenienze legate a cosa, dove, come e per chi produrre.

Si sono così aperte opportunità difficili da cogliere e le sfide competitive sono diventate incalzanti, persino necessarie.
Le nuove condizioni imposte dalla crisi, che ha accelerato lo spostamento del baricentro economico verso paesi emergenti, costringono tuttavia ad ulteriori adattamenti, nel segno della continuità con quelli già adottati negli anni recenti.
Le forze che hanno modellato la nuova geografia industriale continueranno ad operare con maggiore intensità.
Le nuove tecnologie e l’emergere di aree con costi nettamente inferiori, anche come risultato della riduzione di canali privilegiati, hanno indotto il ripensamento dei processi produttivi verso un’ancor più accentuata frammentazione.
Numerose attività manifatturiere complesse sono state decomposte in stadi tecnologicamente interdipendenti ma produttivamente autonomi, perché svolti da imprese diverse.
I paesi attualmente emergenti hanno dapprima potuto contare sulla competitività fondata sui costi e poi su economie di specializzazione, vale a dire su competenze acquisite nel tempo imparando a fare sempre meglio lavorazioni specifiche.
Superata la soglia minima di competitività, il loro sviluppo è diventato esplosivo.
La costituzione di filiere globali ha molto aumentato i traffici internazionali di beni intermedi fungendo da volano all’espansione del commercio mondiale e reso sempre più interconnesse le economie.
Le filiere tendono a estendersi, attraverso le catene di fornitura, alle regioni contigue.
Tutto ciò accade in Asia, intorno alle economie cinesi, in America del Sud, ed in ambito europeo ad Est.
In Nord America accade con l’allargamento al Messico del sistema manifatturiero statunitense.
In questo modo gli scambi si intensificano spontaneamente a livello pressoché regionale, perché si infittiscono le reti produttive all’interno di ciascuna area più di quanto non avvenga tra zone assai distanti tra loro.
Ad esempio, un forte elemento di preoccupazione è costituito dalle tensioni sui mercati delle materie prime.
Ci troviamo, assai spesso, in presenza di un’offerta che non riesce a tenere il passo di una domanda in rapida crescita per il vorticoso sviluppo dei paesi emergenti, causando in tal modo pericolose speculazioni finanziarie che determinano l’incremento dei prezzi.
Occorre, dunque, a tal proposito, un maggiore impegno, una maggiore capacità cognitiva ed una forte vitalità da parte delle imprese su questo tema cruciale.

1 commento

  • Dominicsuida

    Postato da Dominicsuida Mercoledì, 21 June 2017 12:26 Commenta

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